La località termale più remota d'Europa: Furnas, Isole Azzorre

Azulejos : Le piastrelle decorative delle Isole Azzorre

Girando per le strade delle Azzorre, vi capiterà sicuramente di notare agli angoli delle case, oppure sui belvedere nei punti più panoramici, o ancora su fontane o sulle facciate delle case tradizionali, dei dipinti su ceramica: sono i cosiddetti Azulejos. Pur non essendo una prerogativa unica delle Azzorre (se ne possono trovare a migliaia nel Portogallo continentale oltre che in Spagna) questi dipinti su piastrelle contribuiscono non poco a dare un aspetto esotico alle isole. 

La tradizionale arte degli Azulejos  ha origini Arabe. L’arte delle piastrelle decorative, anche conosciute in Spagna come alicatados, venne importata dagli Arabi appunto intorno al XII secolo. Ovviamente gli alicatados originali arabi avevano esclusivamente decorazioni geometriche, vista la proibizione dell’Islam di ritrarre figure umane, ma nei secoli è andata via via modificandosi in varie correnti artistiche, fino ad arrivare ad essere quella che conosciamo oggi. 

A testimoniare l’origine Spagnola e quindi di derivazione Araba, anche il termine italiano Maiolica , deriva appunto da Maiorca, l’isola delle baleari, che era un centro importante nella produzione di queste ceramiche decorative creato dagli spagnoli ma passato sotto il controllo della Repubblica di Pisa nel XVI secolo. Gli italiani non si limitarono a produrre ed importare le ceramiche ma introdussero nuove tecniche di lavorazione avanzate che hanno appunto dato il nome che tutti oggi conosciamo. 

Azulejos

Alle Azzorre la tecnica fu sicuramente portata dai Portoghesi, ed ancora oggi viene usata per produrre insegne, segnali stradali, oltre a vasellame vario. L’azienda Ceramica Vieira a Lagoa su Sao Miguel è probabilmente la piu’ antica e famosa produttrice di ceramiche alle Azzorre. Una visita al laboratorio dove vengono prodotti principalmente a mano gli Azulejos  è decisamente consigliata! 

 

Casa Tipica Delle Azzorre, Pico
Casa Tipica Delle Azzorre, Pico

Fotografie © Sigfrido Maina e Valeria Negro